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E IL RUOLO DELL’ATTENZIONE NELLE SCELTE STRATEGICHE E FINANZIARIE E IL RUOLO DEI “BIAS” NELLA TUTELA DEI

2022-02-08 14:19

Ruggero Mancini

Consulenza Finanziaria, Neuroscienze,

E IL RUOLO DELL’ATTENZIONE NELLE SCELTE STRATEGICHE E FINANZIARIE E IL RUOLO DEI “BIAS” NELLA TUTELA DEI NOSTRI INTERESSI

Determinati aspetti del funzionamento cerebrale  possano aiutarci a comprendere i meccanismi di scelta nei contesti di interazione strategica.

 

 

 

 

 

 

I LIMITI DELL'ATTENZIONE VISIVA​

Determinati aspetti del funzionamento cerebrale  possano aiutarci a comprendere i meccanismi di scelta nei contesti di interazione strategica.

 

Vediamo i diversi modi in cui, la mente-cervello semplifica i problemi decisionali, portandoci a restringere l’attenzione (focalizzare) su alcune informazioni, a scapito di altre, che potrebbero già essere racchiuse nel modo in cui analizziamo visivamente le informazioni a disposizione.

 

La visione è senz’altro il senso più importante, ci consente di percepire il mondo attraverso la raccolta delle informazioni alle quali, solo successivamente viene assegnata una specifica rilevanza, distinguendo tra quelle più o meno importanti, arrivando a prendere decisioni, con l’aiuto delle moderne tecniche quali il mouse-tracking e l’eye-tracking, cerchiamo di comprendere come vengono acquisite le informazioni aggiuntive utili ai  processi di ragionamento che determinano le scelte delle persone oltre alla loro capacità di prestare attenzione alle informazioni rilevanti di un problema.

 

Gli studi hanno mostrato che, spesso, sono i limiti della nostra attenzione visiva a determinare decisioni sbagliate e questo indipendentemente dal contesto, se questo è vero, le decisioni in ambito aziendale o finanziario possono avere conseguenze importanti, che possono essere amplificate dalla sequenza di decisioni successive condizionate.

 

Sono stati portati aventi moltissimi studi ad esempio Johnson e collaboratori (2002) hanno utilizzato la tecnica del mouse- tracking nella teoria dei giochi, per comprendere in che modo le persone acquisiscono informazioni in un compito che richiede l’applicazione dell’induzione a ritroso.

 

I loro risultati hanno evidenziato come le persone esperte cominciassero la loro analisi della fine del gioco (come insegna appunto il ragionamento a ritroso), mentre i partecipanti naïve spesso non esaminavano nemmeno l’ultima “casella” del gioco.

 

 

I risultati ottenuti suggeriscono che i giocatori naïve non potevano ragionare a ritroso perché non possedevano le informazioni necessarie per farlo, piuttosto, rimanevano focalizzati sulle informazioni presenti al momento, come a dire, “pensiamo a fare una buona scelta in questo turno, ai successivi penserò in seguito”. Di seguito non riportiamo lo studio che potrete agevolmente ricercare, la mia premura è sottolineare il concetto sull'attenzione visiva.

 

I risultati mettono in evidenza come le regole decisionali messe in atto da un individuo dipendano e siano fortemente condizionate dal modo in cui le persone acquisiscono le informazioni e le integrano tra loro.  

 

La relazione tra acquisizione di informazioni e strategia decisionale è stata messa in luce anche attraverso l’utilizzo della registrazione dei movimenti oculari (eye-tracking) Duchowsky. 2007, anche in questo caso ho preferito non riportare lo studio per non distrarre l’attenzione.

 

I risultati, di seguito riassunti, sono importanti per due ragioni:

 

A)  perché mostrano chiaramente che le nostre strategie di scelta dipendono dal tipo di rappresentazione del problema che abbiamo costruito: se costruiamo una rappresentazione sbagliata o incompleta, non saremo in grado di scegliere in modo ottimale

B)  perché sottolineano quanto sia complesso prevedere le scelte delle persone, vista l’ampia eterogeneità delle loro strategie di scelta.

 

L’importanza di possedere una corretta rappresentazione del problema decisionale risulta ancora più evidente quando le informazioni a disposizione sono molteplici e variegate, riguardano sistemi complessi, come i temi e gli aspetti di natura economica,  finanziaria, decisioni di investimento e ancora più complesse, le dinamiche aziendali.

 

La presenza di un ampio ventaglio di possibili opzioni richiede di saper individuare le informazioni rilevanti del problema di scelta e di saper attribuire il giusto peso  (Diacon e Hasseldine, 2007; Kozup e Hogarth, 2008; Kozup et al., 2008; Estelami, 2009; Hüsser e Wirth, 2014).

 

Questo “errore” attentivo è stato studiato da Hüsser e Wirth (2014) attraverso la tecnica della registrazione dei movimenti oculari. Nello studio, gli autori hanno mostrato a dei partecipanti i dati relativi alla performance passata di alcuni prodotti finanziari parallelamente ad altre informazioni rilevanti, quali gli obiettivi dell’investimento, le misure di rischio, i costi e la descrizione dei titoli contenuti nel portafoglio.

Successivamente, ai partecipanti è stato somministrato un questionario atto a misurare la loro propensione all’acquisto e le loro aspettative rispetto ad un eventuale investimento.

 

Attraverso questo studio, gli autori si sono chiesti se il fenomeno del “Return-Chasing”, ovvero la tendenza ad investire maggiormente in fondi che vengono da un periodo di forte incremento unita alla propensione a vendere fondi la cui performance recente è debole, poteva essere spiegata dai limiti di Attenzione.

 

I risultati hanno evidenziato come l’attenzione visiva degli investitori sia fortemente attratta da informazioni legate alla performance passata dei prodotti finanziari, Inoltre, il grado di attenzione rivolto all’andamento passato dei titoli, in particolare se positivo, era predittivo della probabilità di acquisto di un dato prodotto.

 

L’attenzione visiva, insieme alla modalità di acquisizione delle informazioni e degli elementi che caratterizzano la soggettività della rappresentazione consentono di introdurre e approfondire almeno una differenza tra la “Teoria Classica dell’utilità attesa” e la “Teoria del Prospetto”, la quale predice che le preferenze per cui opta il soggetto dipendono dal tipo di rappresentazione mentale del problema decisionale (effetto framing). Secondo Tversky e Kahneman (1981), infatti, i soggetti si costruiscono i problemi, ovvero elaborano Frames, in maniera differente a seconda del modo in cui viene strutturata la situazione. Un’opzione di scelta corrisponde ad un guadagno o a una perdita in funzione del punto di riferimento adottato, introducendo la sensibilità alle variazioni e non ai valori assoluti.

 Se il punto di riferimento è stabilito in modo tale che un certo esito venga considerato come un guadagno, allora il decisore tenderà a prendere decisioni non rischiose; al contrario, se il punto di riferimento è stabilito in modo tale che un certo esito venga percepito in termini di perdita, allora il decisore tenderà a prendere decisioni rischiose, inoltre, la teoria del prospetto postula, che le perdite abbiano maggior valore dei guadagni per il decisore, una proprietà definita “Avversione alle Perdite”.

 

La teoria del prospetto postula, che le perdite abbiano maggior valore dei guadagni

per il decisore, proprietà definita “avversione alle perdite”.

 

Il legame tra attenzione visiva e propensione all’acquisto di prodotti finanziari è stato messo in evidenza anche in un recente lavoro di Duclos (2015).

 

“End Anchoring” il fenomeno, secondo il quale la propensione ad investire in un dato asset dipende in modo eccessivo dal rendimento che questo ha ottenuto negli ultimi giorni di trading.

 

Nello specifico, quando una quotazione chiude in rialzo (ribasso), essa determina il più delle volte una previsione al rialzo (ribasso) con conseguente aumento (diminuzione) degli investimenti nel immediato presente.

 

Il merito principale dello studio è quello di ’aver messo in evidenza come le rappresentazioni grafiche,  che spesso vengono utilizzate per semplificare il processo decisionale di un investitore, possono indurre a sovrastimare l’importanza di alcune informazioni rispetto ad altre.

 

Attraverso la registrazione dei movimenti oculari, si è messo in evidenza come le persone abbiano la tendenza a semplificare il processo decisionale focalizzandosi su informazioni grafiche particolarmente salienti che tuttavia non sono rappresentative dell’andamento generale di un determinato prodotto finanziario. Questo bias attentivo conduce il più delle volte l’investitore a dare una stima errata della bontà di un prodotto, in modo analogo quando acquisiamo informazioni su dati che riguardano PIL, Debito, Inflazione e persino il COVID.

 

Un altro bias legato ad aspetti attentivi consiste nella tendenza a prestare maggiore attenzione ad informazioni che supportano l’aspettativa del decisore. Questo effetto, denominato “Confirmation Bias”, contraddice un assunto fondamentale di razionalità secondo il quale un individuo dovrebbe pesare in ugual misura le diverse informazioni, a prescindere dal fatto che esse supportino o meno le proprie aspettative (Kunda, 1990).

 

Per esempio, quando un investitore esprime l’intenzione di acquistare (o non acquistare) delle azioni o un auto, ed in seguito acquisisce informazioni aggiuntive sul prodotto in esame, egli ha la tendenza a soffermarsi maggiormente su quelle informazioni che supportano la propria decisione iniziale (Ditto e Lopez 1992).

 

Queste evidenze inducono ad ipotizzare che le persone siano in un certo qual modo portate a considerare alcune informazioni più piacevoli da acquisire rispetto ad altre: secondo un modello sviluppato da Kida e Smith (1995), quando un individuo prende decisioni in ambito finanziario, egli confronta le informazioni a disposizioni attribuendo loro una valenza Positiva o Negativa.

In generale nel processo decisionale è la valenza positiva o negativa ad indirizzare la scelta.

 

E’ la valenza Positiva o Negativa a determinare il principio di orientamento e la forza con la quale le informazioni vengono mantenute in memoria durante le fasi successive del processo decisionale.

 

La valenza di alcune  informazioni, come l’incremento o della perdita del valore di alcune azioni rispetto al prezzo d’acquisto, è alla base anche di un altro bias finanziario: la tendenza a vendere azioni che hanno un valore più alto rispetto al prezzo d’acquisto e allo stesso tempo a tenere azioni che si sono deprezzate.

 

Questo fenomeno è denominato “Disposition Effect”, è legato ad aspetti emotivi che si accompagnano al concretizzarsi di una perdita o guadagno di denaro. Nello specifico, quando il valore di alcune azioni in nostro possesso diminuisce rispetto al prezzo d’acquisto, siamo portati ad evitare la vendita per impedire il manifestarsi di emozioni negative quali il rimpianto (regret) per la cifra persa. Viceversa, nel caso vi sia un incremento del loro valore rispetto al prezzo d’acquisto, siamo spinti alla vendita dalla ricerca di emozioni positive quali la soddisfazione e l’orgoglio per il guadagno concretizzato.

I correlati Neurali​

Frydman e collaboratori (2014) hanno studiato le basi neurali del “Disposition Effect”  attraverso l’ausilio della risonanza magnetica funzionale. I risultati mostrato che il livello di attivazione della corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC), un’area che, durante il processo di scelta, codifica il valore delle diverse opzioni a disposizione, correla con la plusvalenza associata ad una potenziale operazione finanziaria (come per esempio la vendita di azioni).

 

In generale i risultati mostrano che la forza del “Disposition Effect” (ovvero quanto ogni persona è suscettibile a questo fenomeno), dipende dal grado di attivazione della vmPFC. Questo significa che più una persona è suscettibile ai guadagni e alle perdite e maggiormente sarà preposta ad esibire il “Disposition Effect” Inoltre, essi hanno trovato che l’attività dello Striato Ventrale (VS), un area che codifica i cambiamenti nel valore atteso di una data azione, aumenta quando si realizza una plusvalenza.

 

Il seguente documento ha voluto mettere in evidenza quali e quante possano essere le combinazioni di elementi in grado di interferire e condurre ad una decisione. Le circostanze e i meccanismi della presa della decisione la caratterizzano, inoltre, i sistemi mente-cervello che intervengono nella decisione, avvengono solo in parte in modo cosciente conducendo spesso a soluzioni sub-ottimali e in alcuni casi contrari al nostro stesso interesse ..

 

 

Grazie

Ruggero MANCINI

 

 

 

 

 

 

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